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I miti dei lettori

Giovanilismo, santini, piscina, zucche rasate, slow, mutande a vista, terza corsia, devo dire, animalismo, volontariato, esserci

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Siamo tutti alla ricerca dell'eterna giovinezza: i capelli di quattro colori di rosso, la scollatura che evidenzia lo sterno ossuto, il cinturone su una pancia che potrebbe essere più tonica, la minigonna e sotto il ginocchio artrosico. E non solo le donne; anche gli uomini hanno i loro espedienti per recuperare la giovinezza perduta.
Mentre sgambetto dietro alla lezione di aerobica, penso a quanto erano più eleganti le nostre nonne, con la crocchia e il grembiule nero , a pelare fagioli davanti al camino.
Nell'attesa che la chirurgia estetica produca esiti meno invasivi , ci sfugge che la giovinezza vera è data dal nostro sguardo sulle cose.
Maria Rita Antonelli

Santini
Lavoro in un negozio di abbigliamento e incontro gente di ogni tipo. Un giorno un uomo con un volto familiare appena entrato inizia a rovistare tra gli scaffali, mentre parla del fatto che uno come lui non dovrebbe girare da solo, del dovere civico e delle rivoluzioni anarchiche dei suoi tempi. Dò una mano ad una cliente e cerco di ignorare gli occhi di lui puntati addosso. Accompagno la signora al camerino, mi giro e lo vedo sulla porta che butta il maglione per terra ed esclama: «Ma come, non mi riconosci? Sono io, quello del volantino».
Laura Es

La piscina
Una volta c¹erano i nanetti, i bambi e le Biancaneve impettite.
Oggi il senso estetico è minacciato da qualcosa di più grosso e invadente:
la piscina fuori terra.
Rigide o morbide, circolari o quadrate, questi eco-mostri da giardino ricordano un po¹ le vasche dei depuratori cittadini, di cui spesso le Œnostre¹ avrebbero un gran bisogno...
E se una volta le piscine Œen terre¹ erano debitamente nascoste dagli sguardi indiscreti, oggi la piscinotta è esibita, urlata, piantata proprio davanti alla strada principale, perché l¹importante è averla ed esserci.
Roberta Casarini

Zucche rasate
Zucche rasate brillano traslucide, sotto la luce del sole come quella dei neon. Ci si rade il cranio per risolvere alla radice (diciamolo pure) il problema della calvizie; o perché affascina quella grinta da "uomo che non deve chiedere mai" riflessa nello specchio. E non fa problema associare la rasatura con il doppiopetto e la valigetta executive. Nei vecchi film il cranio rasato caratterizzava certi arnesi da bordo ring o biechi figuri da angiporto. Ora si esibisce con la cravatta. Il messaggio aggressivo rimane ma è attutito dai segni riconosciuti del perbenismo: insomma, continuiamo a sbranarci, ma con civiltà.
Adolfo Andrighetti

Slow
Slow: tutto oggi deve essere slow.
Un movimento meritorio e rivoluzionario come Slow Food famoso in tutto il mondo, ha generato una moda in tutti i campi. E quindi slow dappertutto : vacanze e weekend slow (non più intelligenti), mangiare slow, viaggiare slow (e low), slow living, slow experience, slow emotion, slow design…
E naturalmente la pubblicità c'è saltata sopra. Ma come si fa a mostrare in TV che a mangiare slow si gusta di più ? Ed ecco uomini e donne (una anche in bicicletta) che per mostrare come è piacevole mangiare lentamente una fetta di prosciutto o un biscotto o un formaggio, fanno smorfie, gridolini e sbattono gli occhi per simulare godimenti indicibili : ma questo è slow fucking…(che forse va bene).
Ampelio Bucci

Mutande a vista
Mito generazionale, di una generazione che come primo indumento mostra e compra, e a quali prezzi, le mutande. Paradosso della mutanda: l'intimo deve essere mostrato; bisogna svelare il velato, ciò che deve rimanere tale per potersi dire ancora intimo (qualcuno direbbe che si tratti della verità, invece sono le mutande). L'intimo perduto dei giovani è la loro identità ritrovata. Lontano ricordo o speranza: la grazia con la quale si porta la mutanda sotto i pantaloni e alle volte la si fa intravedere, con la capacità di fare sembrare naturale questa piacevole arte.
Nicolò Valenzano

Terza corsia
Spesa inutile quella per la terza corsia autostradale. La prima a destra non vale più nulla, tutti occupano la seconda e la terza ma la prima, quella, non la usa nessuno. L'italiano patentato, anch'esso erede di santi, poeti e navigatori, non può sopportare di percorrere la prima corsia, quella "sfigata", ritenuta (a torto) per veicoli lenti. E' una questione di dignità. "Lento a chi?" si legge chiaramente negli occhi furbetti di quel tranquillo signore che ha conquistato la corsia centrale, la presidia tenacemente a 80 km/h e sarebbe disposto a morire per quella. Ah, i moderni eroi!

Devo dire
"Devo dire che…", "Devo dire però…", "Devo dire…". Non avete notato una ridondante presenza e frequenza dell'espressione "devo dire" nell'insopportabile cicaleccio televisivo, alimentato da centurie di ineffabili opinionisti? A me viene da rispondere, in un dialogo virtuale, "Se proprio sei obbligato!". Non è virtuale, invece, che l'espressione, dal video, sia dilagata nella vita reale. Follia? Perché si usa "Devo dire che oggi fa caldo" rispetto a "Oggi fa caldo"? Serve a qualcosa, chiarisce il concetto? Eliminiamo, per piacere, il "devo dire", se non per omaggio alla lingua italiana almeno come piccolo contributo al risparmio energetico!

  CONTINUA ...»

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